Ascoli Piceno 2011 - 1 ° raduno

Amarcord 2011



Torniamo ad Ascoli

Una mattina di un’estate ancora calda, che non vuole finire.

Percorsi antichi, la via Salaria, o più recenti, il Gran Sasso, L’Aquila, San Benedetto, il mare. Ed eccoci ad Ascoli.

Due alberghi, uno vicino alla “Storica Caserma Clementi” “ (la definizione è dell’articolo sul Resto del Carlino che ha dato notizia del nostro raduno), l’altro dalle parti di Piazza del Popolo e nei pressi del Gallo d’oro, ospitano gli ex AUC del 42^, primo semestre 1966.

Per riconoscerci, provvidenziali cartellini – con caratteri grandi e visibili – nonché affettuose e sorprendentemente normali ed amichevoli, presentazioni.

 

I Cavalieri che fecero l’impresa

Maurizio Sagnotti ed Ennio Palladini, che riceveranno nella serata del primo giorno una simbolica targa premio/ricordo - predisposta da altri ex allievi - hanno avuto il coraggio, la costanza, la voglia e la fortuna di rintracciarci in quantità, in tutta Italia, ed in discrete condizioni, visti i 45 anni trascorsi. Un brodo primordiale veramente già c’era nel web, oltre che in qualche episodico incontro tra alcuni avvenuto negli anni scorsi.

La prima cosa che sorprende è la naturalezza e la diretta intesa che ci ha accomunato subito, come quando si incontra un vecchio amico, lasciato però da poco – e per noi si tratta di tanti, tanti anni. La seconda è la medaglia ricordo, riproduzione di quella che era stata predisposta nel 1966 per fine corso, mentre quello che non ti aspetti è lo sventolio del fazzolettone rosso con lo stemma della Fanteria e del corso: conservato in ottime condizioni e giustamente esibito. Ma è solo la punta dell’iceberg.

 

La miniera delle testimonianze

Qui la cosa si fa seria. Fotografie che sembrano tratte da un docu-film dell’ultima guerra (in fondo non erano passati vent’anni), individuazione di ciascuno – assenti compresi – nella fotona di fine corso, immagini di sparacchiamenti, marce e sfilate. Diari giornalieri, immagini sacre, manuale del bon-ton e descrizione ufficiale dei generi di conforto. Me ne scordo qualcuna, e me ne scuso.

Nel pomeriggio del primo giorno (un venerdì) c’è il primo incontro, di tutti, in un happening a base di acqua non gasata, arrivi da tutta Italia (Isole comprese), e presentazione del tanto sparuto quanto agguerrito e temerario gruppo di spose degli ex AUC.

Per il potente intervento dell’ascolano avv. Luciano Travaglini (che ha fatto il corso a casa sua) siamo ospiti, per la cena, del bello ed esclusivo Circolo cittadino, che ci dà l’opportunità non solo di avere un’ottima cena con oltre 10 antipasti di pesce – e qui ha torto chi non c’era – ma anche di cantare, accompagnati al piano da Alberto Giusti, il nostro Vecchio inno. Poesie, canti, musiche d’epoca, in un salone piacevolmente affrescato, e presentazione del crest del 42^, opera di Giancarlo Guglielmi. Da dire che si potevano prevedere, dai malevoli, cadute di stile. Non ci sono state, così come di sera Piazza del popolo non era affollata da brufolosi e un po’ inesperti bordini dorati e cappottini fuori misura, ma da una bella e festante gioventù contemporanea.

 

Finalmente in caserma

Accolti da due cortesi ed ospitali tenenti colonnello scopriamo che non esiste corpo di guardia, niente picchetto, molta security e nuovi cancelli. L’ex spaccio ci accoglie con caffè e cappuccino, mentre dopo l’alzabandiera (c’è la fiamma del 42^ che sventola accanto ai bandieroni del Rgt Piceno e dell’Italia) si prosegue con la deposizione di una corona al sacrario dei Caduti e con la celebrazione di una Messa nella cappella della Caserma. Visita alla ex palestra d’ardimento (rimodulata per le esigenze d’oggi), alla galleria dei cimeli (ci hanno fatto certo entrare, e per fortuna poi anche uscire), e infine al Cinema, anch’esso rimodernato, dove viene consegnato il nostro dono/ricordo in cristallo ai dirigenti, che rappresentano il Colonnello Comandante, col quale c’è stato un cordiale incontro.


Alla fine di un giorno speciale

Visitiamo le camerate, ora a sei e non a venticinque posti, scopriamo che è – finalmente – defunto il cubo, verifichiamo che secchiate d’acqua e di disinfettante non servono per i bagni attuali, a cinque stelle, ci dirigiamo per la mensa (il servizio mensa pare sia stato abolito assieme allo schiavismo) e scopriamo un impeccabile plotone di giovani soldatesse, al comando di una inflessibile graduata. La mensa è un self service, e non c’è il jambonet. L’hanno finito, assieme allo spic&span.

Prima di partire ci riuniamo in una sala ex corpo di guardia, fissiamo per l’anno a venire il progetto di un nuovo incontro, ci contiamo: siamo 25, spose escluse, ma contiamo di crescere in adesioni e contributi, ricostruendo un gruppo di ex giovani che hanno vissuto un tempo speciale, lontano da guerre e crisi, alimentato da speranze, ideali e volontà di fare, e che oggi – riuniti in quella comunanza di idee e comportamenti che li hanno portati insieme prima ad Ascoli e poi ai Reggimenti – cercano non di battere, ma almeno di ingannare il demone del tempo.