Firenze - incontro del 14 e 15 marzo 2015

Cronaca bestiale (il fante lo è) dei nostri trascorsi fiorentini

di Piero Fantozzi

 

L’ho visto arrivare venerdì sera. Come al solito, aveva un particolare odore, che solo in Spagna si può percepire bene, ma che ogni tanto anch’io qui a Firenze ho potuto spesso apprezzare.
Da leccarsi i baffi. E non solo.

E’ Maurizio, il mio migliore amico. Da oltre undici anni ci conosciamo, e ce la spassiamo, devo dire. Dopo i saluti ha detto che domani mi porta con sé in un bel posto, e che poi ci saranno delle sorprese.
Così è stato.

Al centro della città, ai margini dell’’isola pedonale, pochi passi e sei a Ponte Vecchio: poco più in là Palazzo Vecchio e la sua meravigliosa piazza; l’albergo in cui mi ha portato è veramente in posizione strategica. E’ qui  che si incontra con molti suoi amici: tutti abbastanza simpatici, anche se sembrano, in molti ricordare di essere stati qui tanti anni fa, quando l’Arno è straripato, nel corso di una devastante alluvione. Dicono che sono stati chiamati “gli angeli del fango”. Io non ci credo, ma non è poi così importante.

Invece deve essere stato importante l’argomento della riunione cui hanno dato vita: una quindicina di attempati  signori si sono appassionati nel dibattere di un loro futuro incontro, in un posto chiamato Sicilia, mi pare, nonché di una ricorrenza, di un cinquantenario da celebrare ad Ascoli Piceno, hanno detto.

Per la verità non mi sono sembrati molto appropriati nella discussione: qua e là fiorivano capannelli e confabulazioni su aneddoti di vita militare, guarniti di vocaboli a me non troppo chiari, come jambonet, contrappello, gavettoni, iniezione polivalente, boh! Ma gli uomini si divertivano a incontrarsi, pare.

E non erano soli: alcune signore facevano parte del gruppo, ed erano operose nel fotografare, progettare acquisti e commentare Ponte Vecchio.

Sì, Ponte Vecchio: a pochi passi dall’albergo, ecco che ti ritrovi in uno splendore di ori, ceselli, meraviglie e preziosi. E’ uno dei pochi posti, nelle città italiane, in cui le botteghe artigiane non sono state soppiantate da fast food, abbigliamento, sedi di partiti politici, e al culmine del ponte ecco il busto di un famoso fiorentino, di cui mi scordo il nome (non mi spetta, dopotutto) ma che è degnamente coerente con tutte le opere di cesello che lo contornano.

Ma si fa sera, e si intraprende un bel cammino verso Santa Croce, la cui facciata Arnolfo mostra all’improvviso, e che mozza il fiato: entriamo in un bel palazzo nobiliare, dalla forma arcuata perché costruito sulle fondamenta di un antico anfiteatro romano, ed in una sala riservata a noi ci sediamo intorno a un grande tavolo. Veramente io non mi metto su una sedia, ma non fa niente. Spero però di poter mangiare qualcosa e magari di non vomitare: talvolta mi capita. Devo stare attento.

La cena, i vini, i dolci: tutto veramente ottimo. Certi ossi della tagliata me li sarei rosicati volentieri, ma non sta affatto bene, e non voglio far sfigurare il mio migliore amico.

C’era da starsene ben lieti, e sono andato a dormire volentieri.

Il giorno dopo, ecco il museo Stibbert: una affascinante raccolta di armi, oggetti orientali, quadri di pittori famosi e tanto, tanto altro, cose che -credetemi – non sono in grado di apprezzare del tutto.

Meglio è andato dopo, al pranzo, ma il bello doveva ancora venire.

Dovete sapere che sì, il mio migliore amico veniva da Madrid, ma la maggior parte degli altri uomini veniva da distante: Lombardia, Veneto, Roma, Emilia, altre città della Toscana, persino da un posto chiamato Montecchio! Boh. Bene, i più furbi erano venuti in auto, altri in treno: costoro però, incauti, avevano scelto , per il loro viaggio, il week end con uno sciopero ferroviario!

Ma tutto per bene: nessuno ha perso il treno, tutti sono tornati a casa, tutti con una esperienza in più, e con l’illusorio ma gradevole pensiero di aver ingannato – anche se per poco -  quel gran furbacchione del tempo passato, respirando per un po’ – e noi cani ve ne possiamo garantire la fragranza – il profumo di una gioventù che, pur se non può tornare, bene può riproporsi al nostro presente.

E’ stato un bel week end

                                                                                          

                                                             Sam (il cane di Maurizio Matucci)

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 






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